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Andiamo avanti! Manifestare significa informare e difendere i propri diritti

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Nel clima rigido di sabato 16 dicembre 2017, (rigido non solo per le temperature invernali ma perché la serenità del Natale degli anni che furono è un lontano ricordo per gli osimani), si è svolta la manifestazione del Movimento 5 Stelle in Piazza del Comune davanti al poliambulatorio per far sentire la voce indignata ed esasperata dei cittadini osimani contro lo smantellamento della sanità pubblica ad Osimo e nella Valle del Musone. E’ intervenuto il consigliere comunale M5S di Osimo David Monticelli, seguito da Gianni Maggi, consigliere regionale e capogruppo del M5S, da Stefano Tenenti, sindacalista di base USB del settore sanitario, da Andrea Marconi, vicesindaco M5S e assessore alla sanità di Castelfidardo e infine da Stefano Defendi, consigliere comunale M5S a Camerano.

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L’organizzazione sanitaria a presidio del territorio dell’Area Vasta 2 dell’ASUR (cioè la provincia di Ancona) prevede quattro ospedali di rete nei principali centri della provincia: Osimo, Jesi, Senigallia e Fabriano. Il cosiddetto “ospedale di rete” è la struttura più grande e importante all’interno di questa organizzazione territoriale e si trova in cima alla gerarchia delle strutture a presidio del territorio. I reparti che deve quantomeno avere sono: Medicina, Ortopedia, Chirurgia, Ginecologia/Ostetricia e Pronto Soccorso. Ad un gradino inferiore abbiamo poi gli “ospedali di comunità” con la cosiddetta “medicina intermedia”, una nuova terminologia che comprende servizi sanitari che non sono del tutto chiari neanche a coloro che hanno creato questo nuovo vocabolo. L’hanno chiamata “medicina intermedia” perché si colloca a metà strada tra i servizi erogati dagli “ospedali di rete” e quelli erogati dalle “case della salute”, situate ad un gradino ancora inferiore, ultimo anello del presidio sanitario di un territorio: le “case della salute” sono piccoli centri più diffusi di carattere quasi esclusivamente ambulatoriale.

Ricordiamo che la sanità nel territorio è gestita dall’ASUR (l’Azienda Sanitaria Unica Regionale). Non confondiamoci col fatto che il “centro di alta specialità” di Torrette di Ancona si trova territorialmente nell’Area Vasta 2: infatti non c’entra niente con l’ASUR ed è una struttura a carattere regionale, gestita da un’altra entità, l’azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti di Ancona”, che deve occuparsi di casi più gravi e di patologie per cui è richiesta una specializzazione e delle strumentazioni più evolute.

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Dunque, se ad Osimo è previsto un’ospedale di rete di competenza dell’ASUR, perché lo si vuole ora cedere all’INRCA attraverso una fusione per incorporazione la cui legittimità e correttezza giuridica sono tra l’altro dubbie? Con la fusione l’INRCA prenderà il personale (quasi 200 dipendenti) e la struttura (muri e strumentazione) dell’ASUR, e anche la chiesetta seicentesca attigua all’ospedale. Al di la del caos organizzativo e della situazione di enorme incertezza che questo progetto pasticciato sta provocando nel personale sanitario che opera nell’ospedale di Osimo, ci domandiamo: che cosa farà poi l’INRCA? Non ci risulta che siano stati presi accordi con l’ASUR per assicurare il mantenimento di determinati servizi sanitari per i cittadini di Osimo e della Val Musone. Il sindaco Pugnaloni, all’angolo, tenta pateticamente di negare lo smantellamento in atto, sottolineando che a breve dovrebbe partire l’ampliamento del Pronto Soccorso. A parte il fatto che, da quello che ci è dato di sapere, non è ancora certo se questo servizio rimarrà in ASUR o passerà sotto l’INRCA, una considerazione sorge spontanea: se il Pronto Soccorso è la “bocca” di entrata della sanità, ad Osimo avremo la “bocca” ma non avremo lo “stomaco” (cioè i reparti alle spalle del servizio di emergenza) in cui “digerire” i problemi sanitari dei cittadini, poiché sono state volutamente non mantenute le professionalità che c’erano, e sono stati progressivamente indeboliti tutti i reparti dal punto di vista organizzativo e del personale. Chirurgia ad esempio: con la fusione il reparto e la sala operatoria saranno accorpate ed opereranno prima o poi solo all’INRCA ad Ancona, (in attesa della struttura dell’Aspio, che nessuno sa quando sarà pronta). Ma che tipo di attività chirurgica farà un chirurgo di un ospedale geriatrico? Sarà il primario dell’INRCA a stabilire quale, e inevitabilmente sarà quella che la politica che lo ha nominato gli dirà di fare.

Inoltre l’INRCA (istituto di ricerca per gli anziani) è ovviamente sprovvisto di Ostetricia, (il nostro reparto di eccellenza ad Osimo, invidiato da tutta la regione, è stato vigliaccamente chiuso da Ceriscioli nel 2016 con l’accondiscendenza di Pugnaloni) e non sappiamo quali reparti manterrà e soprattutto dove saranno collocati. Arrivare al centro di Ancona in Via della Montagnola dove ha attualmente sede l’INRCA non sarà facile, soprattutto per i soggetti più deboli, e sempre che gli attuali servizi erogati dall’ospedale di Osimo siano tutti mantenuti. Altrimenti un cittadino della Val Musone potrebbe essere costretto ad arrivare a Jesi o a Senigallia per ricevere una prestazione sanitaria, il che è assolutamente assurdo per un bacino di utenza a sud di Ancona che conta più di 100.000 abitanti e che non avrebbe più un punto di riferimento sanitario pubblico nel proprio territorio!

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L’unica cosa certa che l’ASUR libererà le risorse finanziarie che doveva impiegare ad Osimo per dirottarle su un “affarone” da leccarsi i baffi, (lo diciamo sarcasticamente, sia bene inteso!). Il sindacato CGIL della funzione pubblica in un suo comunicato stampa ha spiegato molto bene il meccanismo: l’ASUR ha presentato un offerta di acquistato della palazzina dell’Interporto per circa 13 milioni di euro, “ed ha presentato in Regione il progetto complessivo per la realizzazione del Polo Logistico presso lo stesso Interporto per la gestione dell’emergenza sanitaria, deposito dei farmaci e protezione civile”. E ancora, continua il comunicato: “Ci sembra fin troppo evidente che il taglio operato in Area Vasta 2 a danno del personale, dei servizi, degli Ospedali (ricordiamo la vicenda Osimo/INRCA), serva esclusivamente per risparmiare soldi da poter utilizzare per operazioni “politiche”, compreso il definitivo decollo della sanità privata a discapito di quella pubblica”. “L’Ospedale di Osimo è, e dovrebbe rimanere, pur nel futuro nuovo nosocomio all’Aspio, parte integrante e sostanziale di quel Presidio Ospedaliero Unico di Area Vasta 2 istituito con atto ufficiale il 30 dicembre 2015 con tutte le funzionalità previste dalla riorganizzazione approvata e che non si sta però conseguendo”.

A quanto pare la società Interporto S.p.A. avrebbe un buco da 11 milioni di euro provocato da anni di inefficienze della politica regionale e locale. Ora si vuole tappare questa voragine nel bilancio, prelevando 13 milioni di euro dalla Sanità Pubblica attraverso tagli al personale, ai servizi sanitari, e allo stesso Ospedale di Osimo, disconoscendogli il suo ruolo all’interno della AV2: un autentico scempio soprattutto se si pensa che l’ASUR è già proprietaria di strutture inutilizzate come il CRASS ad Ancona o l’ex Ospedale Murri a Jesi che rendono l’acquisto della palazzina dell’Interporto di Jesi un clamoroso sperpero di denaro pubblico.

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L’INRCA è l’INRCA, e un ospedale di rete ha altre caratteristiche organizzative. Le due realtà sono incompatibili per requisiti ed obiettivi. L’ospedale di rete andava fatto in Val Musone, (non all’Aspio) e avrebbe servito un bacino di circa 100.000 abitanti. Quello che si farà all’Aspio, se e quando si farà, sarà semplicemente un nuovo INRCA, che fagociterà l’ospedale di Osimo. Evidenziamo tra l’altro l’ennesima promessa non mantenuta ai cittadini visto che il progetto originario non prevedeva solo l’INRCA, ma un piano terra per l’ospedale geriatrico e un primo piano per l’ospedale di rete, che sarebbe rimasto ovviamente sotto la gestione dell’ASUR. Il PD ha eliminato la sanità pubblica ad Osimo a via di promesse e buoni propositi, con il metodo della “rana bollita”, un’agonia lenta con uno smantellamento un poco alla volta. E mentre 11 milioni di italiani, tra cui tanti osimani, non hanno accesso alla sanità perché non possono pagarsela, le strutture private si sfregano le mani e contano avidamente i soldi che entrano nelle loro casse.

Il Movimento 5 Stelle continuerà a denunciare questo stato di cose, con manifestazioni e campagne informative che non si esauriranno qui. Il prossimo appuntamento è infatti venerdì 12 gennaio 2018 a Camerano. Alle 21.30 i ragazzi del M5S locale organizzeranno una conferenza informativa sui problemi sanitari di Camerano nel più ampio contesto dello smantellamento della sanità pubblica in Val Musone.

Andiamo avanti!


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