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ROAL: Il video con la testimonianza dei lavoratori. L’azienda non è affatto in crisi.

Quanto ci vuole a distruggere un’eccellenza italiana? Lo spazio di un’estate.

Correva il luglio 2013 quando la multinazionale finlandese EFORE acquisì la ROAL al solo scopo di appropriarsi del marchio di un’eccellenza italiana conosciuta in tutto il mondo nel settore degli alimentatori elettronici. Grazie alla complicità della proprietà e dell’Amministratore Delegato, Alessandro Leopardi, che al contrario di quanto accadde sul Piave, non hanno mormorato “non passa lo straniero!”, un’azienda assolutamente non in crisi come la ROAL è stata data in pasto a una multinazionale senza scrupoli. Al rientro dalle festività natalizie è arrivata la doccia fredda per 51 dei 146 dipendenti: la Befana, molto peggio che il carbone, ha portato il drammatico annuncio della loro messa in mobilità. Il motivo? La EFORE/ROAL vuole massimizzare i profitti ed eliminare del tutto quello che rimane della produzione a Castelfidardo, considerando che la Efore ha già un grosso stabilimento in Cina, mentre la Roal lo ha in Tunisia, con buona pace della qualità e dell’eccellenza per cui il marchio ROAL era apprezzato a livello internazionale.

Per questi motivi, sorprendono le dichiarazioni dell’A.D. Alessandro Leopardi pubblicate sul Corriere Adriatico il 7 febbraio scorso che in puro stile “contraddittorio, padronale e non imprenditoriale” annaspa in tentativi di giustificazione che non convincono nessuno: l’operazione trarrebbe origine “dall’inderogabile necessità di riallineamento dei costi alla effettiva, ed ormai consolidata, dimensione del business/fatturato aziendale” (?!). E ancora: “pareva indifferibile affrontare il più generale tema del posizionamento industriale, stante il perdurante limite rappresentato dalle dimensioni strutturali che riducono la possibilità di massimizzare il nostro potenziale competitivo” (?!). E infine: la cessione della totalità delle azioni alla EFORE “ha  consentito di rispondere all’esigenza di incremento della massa critica e, con essa, offerto la possibilità di migliorare la presenza sui mercati, fornire maggiori flessibilità produttive, ecc.”. Insomma: un frullato di parole a casaccio!

La verità, caro A.D., è che i finlandesi sono venuti in Italia, si sono fermati a Castelfidardo e hanno fatto shopping! E lei ha spalancato loro le porte della ROAL. Punto!

Peccato che in tutto questo 51 famiglie siano rimaste in mezzo ad una strada, (a cui presto seguiranno le altre 95).

Nel presidio permanente che i lavoratori stanno facendo presso i cancelli dello stabilimento nella zona industriale di Cerretano, abbiamo raccolto una video-intervista con la loro testimonianza:  il fatturato che lei sostiene essere in diminuzione negli esercizi 2012 e 2013 non è determinato da un calo della domanda del core business aziendale, (gli alimentatori elettronici di alta qualità), ma da quello della fascia di prodotti di bassa qualità (made in China), che con le sue lungimiranti strategie manageriali di diversificazione ha deciso di far commercializzare alla sua azienda. Se il fatturato dunque è mancato, è proprio in quei prodotti di fascia bassa che nulla hanno a che fare con la “tradizione” e il know-how di ROAL. Poi, e non siamo certo noi del Movimento 5 Stelle a doverglielo insegnare, le oscillazioni di fatturato verificatesi in questi due esercizi sono abbastanza tipiche di un settore come quello dell’elettronica, e dunque ci sembrano più che altro un pessimo alibi per giustificare l’operazione esclusivamente speculativa da parte di EFORE.

La vicenda ROAL è emblematica: è un’azienda che fattura tra i 30 e i 40 milioni di euro l’anno. Soltanto altre 5 o 6 aziende in tutto il mondo appartengono allo stesso settore merceologico. Un marchio del genere dunque fa veramente gola per sfondare nei mercati internazionali (soprattutto quello statunitense). Ma cos’è il marchio (brand), se ci pensiamo bene? E’ il condensato del buon nome che una ditta si è costruita nel corso dei decenni col know-how e con l’esperienza dei lavoratori nel produrre (in questo caso) alimentatori di qualità. Quindi è evidente che se non si mantiene la fabbrica a Castelfidardo, in termini concreti, il marchio non potrà più corrispondere ai criteri di qualità per i quali è conosciuto a livello internazionale. Ma di questo, al sistema globalizzato e liberista, (quello che permette di fare queste operazioni immonde), non gliene importa niente. Ci stanno spogliando di tutto: del diritto al lavoro, del diritto alla felicità, perfino della nostra dignità. Se le premesse sono queste, purtroppo la sensazione netta è che la ROAL possa essere l’inizio di un effetto domino nel nostro distretto industriale, poiché non esiste una normativa, uno Stato, un meccanismo giuridico che fermi queste invasioni, questo shopping come l’hanno definito gli stessi lavoratori. L’unico baluardo a questo possibile effetto domino è la coscienza di quegli imprenditori onesti, e per fortuna ce ne sono ancora tanti, che credono che oltre al profitto esistono altri valori. Ma certo la loro onestà e la loro coerenza è messa a dura prova da questo liberismo selvaggio, che permette di estrapolare un marchio, un semplice logo grafico, da ciò che esso rappresenta, e di venderlo al miglior offerente. Chi è la ROAL? Di chi è la ROAL?! Degli sconosciuti finlandesi arrivati 6 mesi fa che muovono capitali finanziari in giro per il mondo e hanno messo l’occhio su una piccola fabbrica di eccellenza nelle Marche, oppure la ROAL è quella gente, quella tradizione lavorativa e imprenditoriale che l’ha portata nei decenni ad essere la ROAL?!

Chi permette di fare tutto questo? Non crediamo occorrano menti geniali per promulgare leggi che ci difendano dalle delocalizzazioni. Basterebbe obbligare chiunque voglia acquisire un’azienda italiana a presentare un piano industriale credibile, in cui sia previsto lo sviluppo e il rilancio dell’azienda in loco. Signori, se la ROAL chiude, viene distrutto un valore aggiunto marchigiano e italiano in una frazione di secondo?! E tutto questo per chi? Per dei finlandesi? E a causa di chi, tutto ciò è possibile? A causa della nostra classe politica, serva dell’ideologia della globalizzazione che fa passare come virtù e come una cosa normale distruggere le vite umane e le famiglie, al motto di: “Purtroppo la globalizzazione è questa ed è inevitabile, però prima o poi ci sarà la ripresa”. Una classe politica che svolge la mansione subalterna di maggiordomo dei poteri forti internazionali che di fatto puntano allo smantellamento del nostro sistema economico! Il massacro della nostra economia provocherà una macelleria sociale stile Grecia, se non ci opponiamo.

Ma noi del Movimento 5 Stelle, a fianco dei lavoratori ROAL che in questo momento rappresentano idealmente tutti i lavoratori italiani, ci opporremo. Statene certi!

Osimo 5 Stelle

 


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